In questo articolo sono presenti spoiler per quanto riguarda il film 500 giorni insieme e la serie You.
Cosa accomuna il film 500 giorni insieme (2009) e la serie Netflix You (2018)?
500 giorni insieme, come specificato nel film stesso, non è una storia d’amore: il protagonista – Tom Hansen – si innamora perdutamente di una donna – Sole – e, nonostante lei affermi sin dall’inizio che non desideri una relazione stabile, lui non smette di pretendere che, prima poi, lei lo amerà. Mostrando il rapporto tra i due attraverso gli occhi di Tom, lo spettatore è invitato a vedere come il protagonista idealizzi la donna, senza in realtà amarla, e proietti su di lei delle aspettative che finiscono per deluderlo.
You, d’altro canto, è una storia molto più violenta ed inquietante. Il protagonista è Joe Goldberg , un libraio che si innamora di una sua cliente, Beck, che finisce per stalkerare. Per sedurla, costruisce una falsa personalità basata su quello che sa su di lei ed uccide chiunque lui pensi sia una minaccia per il loro rapporto. Joe è il narratore della storia e dalle sue parole, lo spettatore capisce come lui creda di essere nel giusto, perché il suo amore è così genuino che non può che essere ricambiato, costi quel che costi.
Questi personaggi ci offrono uno spunto di riflessione circa il ruolo e l’evoluzione del tropo del “Nice Guy”.
Entrambi protagonisti, infatti, potrebbero essere decritti da questo epiteto: due “bravi ragazzi”. Ma a cosa si riferisce esattamente il tropo del Nice Guy? E perché è problematico?
Il termine Nice Guy (maiuscolo per distinguerlo da una semplice descrizione di un “nice guy”) viene standardizzato dallo psicoterapista ed esperto di salute mentale maschile Robert Glover grazie al suo libro No More Mr Nice Guy (2003).
La scelta di tale epiteto è già di per sé interessante poiché, sebbene si riferisca ad un fenomeno particolare, di fatto non vuol dire nulla: per l’intrinseca vacuità dell’aggettivo “nice”, infatti, non è nemmeno possibile tradurlo con assoluta certezza, e dunque potremmo trasporlo in italiano come “tipo a posto”, il generico “bravo ragazzo”.
Già questo ci suggerisce che il “Nice Guy” ha qualcosa di vago, di inafferrabile ad una prima occhiata e che bisogna analizzare un po’ più approfonditamente.
I film e le serie TV da sempre presentano questo personaggio: il romanticone, troppo timido per dichiararsi all’amica di cui è innamorato e che tenta in ogni modo di servire e compiacere perché convinto che, prima a poi, il suo “impegno” e la sua insistenza verranno ripagati con l’interesse a livello romantico e/o sessuale di lei nei suoi confronti. Colui che si arrabbia ed è frustrato dal fatto che la ragazza di cui è innamorato si innamori dei “cattivi ragazzi” da cui lui si sente così diverso e dai quali spesso tenta di “proteggerla”.
I protagonisti di 500 giorni insieme e You sono esattamente questi ragazzi e come loro potremmo nominarne altri milioni, come Ted Mosby, protagonista di How I met your mother, Ross Geller, co-protagonista di Friends e così via.
La scelta dei personaggi Tom Hansen e Joe Goldberg è motivata da due fattori principali. In primo luogo, i due rappresentano due Nice Guy completamente diversi: la spietata violenza delle azioni di Joe non è lontanamente paragonabile all’idealizzazione (seppur tossica) di Tom per Sole, eppure la prima impressione che lo spettatore ha di loro (e che loro hanno di se stessi) è la stessa, ovvero che siano dei bravi ragazzi per il solo fatto di essere innamorati e dunque capaci di provare dei sentimenti.
In secondo luogo, tale confronto permette un’analisi evolutiva del tropo che nella rappresentazione più recente, anche per via dei sempre più diffusi dibattiti femministi circa la violenza di genere, mette in luce i risvolti più bui della sindrome del Nice Guy.
Nell’introduzione No More Mr Nice Guy, il Dottor Glover definisce quella dei Nice Guys come la sindrome di coloro che “evitano i conflitti come la peste e fanno di tutto per evitare di disturbare qualcuno. (…) sono pacifici e generosi (…) particolarmente preoccupati a compiacere le donne ed essere visti diversi dagli altri uomini. In poche parole, i bravi ragazzi credono che se saranno buoni, daranno agli altri, in cambio saranno felici, amati e rispettati”.
Ed è in questa descrizione che si trova il nucleo della questione. Leggendo tra le righe scritte dal Dottor Glover, questi sta affermando che tali ragazzi intendono apparire bravi, senza preoccuparsi realmente di esserlo a causa del loro mal intendere il reale funzionamento delle relazioni interpersonali: compiacere una donna non è sinonimo di rispettarla, amarla non vuol necessariamente dire essere ricambiati, né ciò può essere ottenuto con l’insistenza, e comportarsi bene nei suoi confronti con il solo fine di ottenere qualcosa in cambio non è altro che opportunismo.
Nell’analizzare il comportamento di Tom all’interno del rapporto che ha con Sole, risulta difficile non accorgersi di quanto egli sia noncurante dei sentimenti della donna: nonostante le sue chiare e precise dichiarazioni di non desiderare una relazione, Tom si aspetta costantemente qualcosa da lei tanto che, quando quest’ultima decide di allontanarsi definitivamente da lui, egli la definisce un “o un essere malvagio, senza emozioni e miserabile” oppure “un robot”.
Pensare di necessariamente meritare l’amore della donna per il fatto di considerarsi un “bravo ragazzo” sarà, estremizzando la questione, ciò che porterà Joe Goldberg a stalkerare Beck e ad uccidere chiunque si metta sul suo cammino, pensando comunque di essere nel giusto perché motivato da un amore così profondo.
La frustrazione del Nice Guy nel non essere ricambiato in amore è tale da arrivare ad incolpare la donna ed il mondo intero, pur di accettare semplicemente il rifiuto proprio perché la sua caratteristica fondamentale è quella di credere di meritare qualcosa per il suo essere “bravo” e di poter in qualche modo mercificare questa caratteristica in cambio delle attenzioni di una donna la quale, volente o nolente, non può che accettare.
L’origine del problema di Tom è la stessa di quello di Joe: quest’ultimo è solo l’esasperazione del primo. Ovviamente, dove finisce il tropo cinematografico comincia il mondo reale. In quest’ultimo, i Nice Guys sono parte di un problema più ampio: al di là dello schermo c’è un mondo pieno di Tom e soprattutto di Joe. In un mondo dove esistono gli incel e movimenti come gli Hikikomori, i Bravi Ragazzi che si trovano al di là dello schermo sono uomini così esasperati e frustrati dalla pressione sociale nei loro confronti che trovano conforto nell’incolpare il femminismo, le femministe o addirittura le donne nella loro complessità della loro sofferenza. Uomini i cui pensieri, purtroppo, portano a conseguenze anche letali per le donne. Per ciò, i Nice Guys, forse, non sono così nice.
Alta 1,59 dal 2000, studia più lingue di quante il suo cervello possa contenere.
Nel suo tempo libero mugugna con un forte accento genovese e si vanta di essere l’unica utente che usa ancora Facebook.
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